GEORGE HARRISON

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[detail name=”Release date”]15 Novembre 2024[/detail]
[detail name=”Catalog”][catalog]BMG/Dark Horse Records[/detail]
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Promo Video

 Info.

Living in the Material World, il celebre secondo album solista di George Harrison dopo lo scioglimento dei Beatles nel 1970, ha recentemente compiuto 50 anni. Con testi che sottolineano il suo profondo interesse per temi spirituali, l’album è stato accolto calorosamente dal pubblico. Appena cinque settimane dopo l’uscita, nel maggio 1973, sia l’LP che il suo singolo “Give Me Love (Give Me Peace On Earth)” occupavano contemporaneamente i primi posti delle classifiche statunitensi degli album e dei singoli. Alla sua uscita, Rolling Stone lo descrisse come un “classico del pop”, un’opera che “si erge da sola come una dichiarazione di fede, miracolosa nella sua radiosità”.

L’album confermò il successo del precedente All Things Must Pass, il triplo LP in cima alle classifiche statunitensi all’inizio del 1971. Più tardi, nello stesso anno, George organizzò due storici concerti rock di beneficenza al Madison Square Garden di New York, con l’obiettivo di sensibilizzare e raccogliere fondi per i rifugiati del Bangladesh. L’album dal vivo Concert for Bangladesh, un altro triplo LP, divenne un trionfo commerciale e un bestseller globale, aggiudicandosi il prestigioso GRAMMY®Award come “Album dell’anno”.

Seguito con amore da Dhani e Olivia Harrison, Living in the Material World è stato oggi completamente remixato dai nastri originali prendendo la forma di una straordinaria suite di uscite per il suo 50° anniversario. Remixato da Paul Hicks, vincitore di tre GRAMMY® Award (Beatles, Rolling Stones, John Lennon), questo nuovo mix conferisce un miglioramento sonoro all’album con un sound più luminoso, ricco e dinamico che mai.

Living in the Material World è stato realizzato durante una delle fasi più notevoli della carriera musicale di Harrison e mostra brillantemente chi fosse il suo creatore, di quanto unico fosse il suo talento e di come la sua ricerca di certezze e verità, al di là del quotidiano, lo ponesse in anticipo sui tempi. 

La genesi dell’album è avvenuta presso gli Apple Studios alla fine del 1972, gli studi dove quasi quattro anni prima i Beatles avevano concluso il progetto poi noto come Let It Be. L’atmosfera prevalente di queste session si può percepire nella musica, che si manifesta fluida e sensibile, con un’adorabile attenzione ai dettagli e nei temi che caratterizzano l’album. George non solo ha cantato, ma ha contribuito a quasi tutte le parti di chitarra. È stato affiancato da un gruppo affiatato di virtuosi, tra cui il batterista Jim Keltner, i tastieristi Nicky Hopkins e Gary Wright, il bassista Klaus Voormann e il sassofonista/flautista Jim Horn.

Per capire davvero Living in the Material World, bisogna tornare indietro al 1971 e a quei dodici mesi cruciali per George che sarebbero stati poi esplorati nelle sue canzoni. In quell’estate, Harrison era già impegnato nella sua risposta alla crescente tragedia umanitaria del Bangladesh. Dopo ripetuti spostamenti tra Los Angeles e New York e infinite telefonate e riunioni, presentò due concerti al Madison Square Garden di New York. I concerti hanno affiancato le esibizioni di Ravi Shankar e di tre musicisti di supporto con set guidati da George che vedevano la partecipazione, tra gli altri, di Ringo Starr, Eric Clapton, Leon Russell e Bob Dylan.

 “Fu un periodo molto emozionante per me”, disse in seguito George, ”perché molte persone avevano contribuito al successo della mia iniziativa, rendendomi molto ottimista su certe questioni. Allo stesso tempo, mi sentivo leggermente arrabbiato perché, diciamocelo, l’intero problema di come risolvere [la crisi del Bangladesh] dipende dai governi e dai leader mondiali, che però scelgono di investire in armi e altri strumenti che distruggono l’umanità”. 

I suoi sentimenti affiorano inevitabilmente nelle sue canzoni. Alla fine del 1971, mentre era di nuovo a New York, registrò diversi demo al Plaza Hotel. Tra questi, una prima versione di “Who Can See It” e la prima registrazione conosciuta di “Give Me Love (Give Me Peace On Earth)”, che conteneva una richiesta molto eloquente: “Help me cope with this heavy load”.

Quando finalmente iniziarono le session di registrazione, a queste composizioni si aggiunse una serie di altri brani nuovi. “Don’t Let Me Wait Too Long”, animata da un duetto di batteria tra Keltner e Starr, è uno dei brani di musica pop più gioiosi che George abbia mai registrato. “The Light Has Lighted The World” e ‘The Day The World Gets Round’, invece, erano canzoni profondamente emotive e penetranti che andavano al cuore del significato più profondo dell’album. 
 
Il remix dell’LP originale conferisce una nuova definizione a queste registrazioni già di per sé complete e intime, mentre il materiale aggiuntivo evidenzia ulteriormente tutto quel periodo creativamente fertile che George ha vissuto. Grazie al nuovo remix, Living in the Material World risulta più che mai attuale anche nel 2024. Nel rumore dei social media, il senso di chi anela all’illuminazione in un mondo di confusione risuona forte e vero. Così come le canzoni che mettono in evidenza le macchinazioni e le distrazioni dei governi e della politica. Inoltre, in un’epoca in cui la meditazione, lo yoga e la cosiddetta mindfulness non sono mai stati così popolari, i punti fondamentali sollevati dalle canzoni si allineano alla ricerca quotidiana di ciò che vale. Tutti noi affrontiamo le sfide del mondo materiale nel corso della nostra vita e, nel suo modo interrogativo e inquieto, questo album offre la prospettiva di trovare una via d’uscita. 
 
Le cose per cui la maggior parte delle persone lottano sono la fama o la fortuna o la ricchezza o la posizione. Queste sono le principali ambizioni e desideri nella vita: essere ricchi o famosi o avere una buona reputazione. Ma in realtà niente di tutto ciò è importante perché alla fine, la morte porterà via tutto”, così ha spiegato George.  Ma ha anche voluto correggere un malinteso comune: “Io non mi escludo, scrivo molte cose per poter ricordare”.

Ascoltando l’album nella sua nuova veste, questi contenuti sono innegabili. Living in the Material World Inizia con una preghiera e finisce con una semplice dichiarazione sul potere dell’amore. Le sue canzoni sono un autoritratto consumato di un artista giovane e saggio oltre i suoi anni, che dà un senso alla sua vita e al mondo. Non c’è molta musica che suoni così struggente, intima e spirituale, anche se potremmo ridurre queste qualità a qualcosa di molto più semplice: fedele alle intenzioni del suo creatore, questo è un album pieno di cuore e di anima.

 

www.georgeharrison.com
www.materialworldfoundation.com
www.darkhorserecords.com

 

 

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